mercoledì 28 ottobre 2009

Caos e Management - I

Il titolo di questo primo di una breve serie di post è (volutamente) fuorviante. A prima vista infatti esso evoca una contrapposizione: quella fra caos - come sinonimo di disordine - e management, vocabolo associato a organizzazione, a pianificazione, a gestione razionale di mezzi e risorse per il conseguimento di determinati obbiettivi e, in sostanza, a ordine. Per me, che ero un fisico prima di diventare "manager" (bella carriera...), la parola caos ha invece un significato ben preciso, diverso dall’accezione comune e per certi aspetti addirittura contrario. Sicchè nel titolo non vi è in realtà alcuna contrapposizione, bensì sono sintetizzate una constatazione e una presa di posizione. Vi chiederete quale sia allora, come fisico-manager, il mio modo di intendere il rapporto tra caos e management? Beh, se l‘argomento vi interessa, credo che la risposta vi sorprenderà parecchio. Le regole del moderno management (che non sono state certo formulate da me, ma che io ho fatto mie) non sono “direttive contro il caos”, ma piuttosto una conseguenza del concetto di caos.

E’ necessario pertanto e innanzitutto chiarire tale concetto. Per farlo compirò un breve escursus dai primordi dell’umanità alla meccanica quantistica, dopo aver chiesto venia a filosofi, scienziati e anche a manager per la velocità con cui sorvolerò temi e argomenti complessi, a volte oggettivamente difficili, certamente degni di miglior trattazione, e per tutte le licenze che mi prenderò. Ma procediamo con…ordine.

Il problema della relazione tra leggi, ordine e caos ha origini molto antiche. E' noto infatti che l'uomo primitivo percepiva il mondo come totalmente caotico. Successivamente, l'osservazione della regolarità del moto del sole, dei pianeti, del succedersi delle stagioni, ecc., ha introdotto le nozioni di predicibilità e di ordine.

Platone affermava infatti che il mondo è opera di un essere divino, che ha tratto ordine dal disordine. Noi intuiamo l’ordine nelle forme del mondo e lo ritroviamo con evidenza nelle regole e nelle proporzioni geometriche. Compito della scienza è in pratica scoprire i rapporti geometrici sottesi a ciò che esiste e a ciò che accade nell’universo.

Anche secondo Galileo il grande libro dell'universo era scritto in linguaggio matematico, i cui caratteri erano triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza l’ausilio delle quali ci saremmo perduti in un labirinto privo di uscita.

Duemila anni dopo Platone, Pierre de Laplace sottolineava il carattere deterministico della meccanica di Newton: potendo conoscere in un dato momento lo stato di tutte le forze da cui la natura è animata e la situazione rispettiva degli elementi e degli esseri che la compongono, l'avvenire ne sarebbe risultato definito in modo univoco e perciò manifesto.

Questa posizione riassumeva lo spirito e l'entusiasmo di un’epoca che ha visto il trionfo della meccanica, la scoperta delle macchine termiche, la rivoluzione industriale. Essa poneva una grande fiducia nell'uomo e nelle sue possibilità e testimoniava la convinzione illuministica che egli fosse in grado, almeno in linea di principio, di prevedere l'evoluzione e di controllare lo sviluppo degli accadimenti futuri.

Il secolo scorso è stato testimone di altre due formidabili scoperte: la meccanica dei quanti, che consente di indagare sui fenomeni del mondo atomico e sub-atomico, e la teoria della relatività. Queste entusiasmanti conquiste, se da un lato sono apparse come ulteriori conferme della fiducia illuministica nell’uomo, dall’altro hanno però imposto alcune riflessioni ed evidenziato severe limitazioni circa la capacità di conoscere e dominare gli eventi dell’universo che ci circonda.

Le scoperte degli ultimi trent'anni hanno gettato ombre su quel quadro ottimistico e hanno minato alle fondamenta un'illusione che durava da più di tre secoli. L'evento principale, che è ormai da molti considerato come la terza grande rivoluzione scientifica del ‘900, è la scoperta del “caos deterministico”. Se questo accostamento di termini pare un ossimoro, ciò è dovuto alle barriere psicologiche createsi nei molti secoli durante i quali – quasi per tradizione – determinismo e caos sono stati considerati concetti antitetici.

Vedremo in seguito, pur senza entrare nei dettagli, come la teoria del caos abbandoni molti dei sogni deterministici cullati fin dai tempi di Newton, senza tuttavia rinunciare a comprendere la Natura. Essa si propone di superare il conflitto tra la predicibilità deterministica e i comportamenti imprevedibili frequentemente osservati in Natura, negli esperimenti di laboratorio e in tutti i sistemi formati da elementi in costante mutua interazione.

A parte le implicazioni filosofiche, si esce dal dominio della fisica per invadere quello di altre discipline: biologia, economia, medicina, scienze sociali e, per quello che qui ci riguarda, il modo di governare aziende e isitituzioni, ossia le tecniche di management.
(segue)

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